16.7.11

L'uomo proiettile (post che avrei dovuto scrivere il 14.04.1998)


Ieri era il lunedì dell'angelo.
Fa sorridere lo so. La vita sa burlarsi della propria serietà. Autoironia la chiamano, e lei è fenomenale in questo.

Gioca con noi, con il nostro timore, la nostra riverenza, gioca. Come nella più cinica delle commedie, in quegli scherzi in cui ride solo chi li fa. Si burla di sé stessa, dell'intrinseca necessità di perpetrarsi che si nasconde in ogni suo gesto.

Quel che mi fa sorridere è che lo fa del tutto involontariamente, addirittura inconsapevolmente.

C'è chi ci vede un disegno.
Anch'io. Uno di quei quadri che fanno fare agli elefanti, col pennello stretto storto con la proboscide, con quella impugnatura sbilenca dei bambini quando tengono la forchetta. E vedi gli occhietti piccoli che vagano tra la gente lì intorno, mentre la tela si sporca degli incidentali incontri con quell'agitare inconsulto.

Fatalismo comodo dei pittori e delle religioni.

Ieri è morto Patrick de Gayardon.
Lunedì dell'angelo.

E' morto sognando.

Alla fine mica mi è mai interessato di sapere chi fosse e cosa facesse. L'unico orologio che ho me l'hanno regalato quando avevo sei anni.

Ma quell'idea di portare in cielo le proprie fantasie, l'annullarsi in esse fino a morirne, fino a diventare un tutt'uno con un'idea e consumarsi e consumarla. Ecco, questo sì che mi affascina.


Mi affascina. Come tutto ciò che non sono capace di fare.

Ho scritto questo. Parla di un uomo proiettile che manca la rete. Nella mia testa è una canzone, ma non so suonare, né cantare. Né tantomeno scrivere canzoni.

Fa così:

Un nugolo di gente per la marcia trionfale
dell'uomo proiettile che sfida la sorte,
la mantellina rattoppata là dove non si vede...
nella trasparenza degli occhi un'illusione di morte

Quella bocca da fuoco puntata verso il cielo
un bastoncino di gelato nel culo del mondo,
quell'immenso cannone che spaventa i bambini
inghiotte l'uomo proiettile.

Lo scintillio della miccia dura solo un secondo,
ma per la gente lì intorno è passato già un anno,
c'è chi piange o chiude gli occhi e chi pensa ad altro
che domani è già autunno e l'uomo proiettile è partito.

Vola, vola, vola uomo proiettile:
vola sui discorsi sbagliati di un sabato assonnato,
vola sugli alberi e le stanze vuote di donne che abbiamo perso...
Vola uomo proiettile e non pensare ai tuoi figli, accarezza le nuvole,
sogna.


Ma una parabola ascendente prima o poi finisce
pesantemente in caduta e la terra è vicina,
ma un nuovo pensiero (più forte si capisce)
sfiora rapido il cuore sotto la mantellina:

che forse è meglio lasciare le nuvole ai sognatori
e volare veloci, radenti, sulle case
che dalla morte non si guarisce
più in alto si va e più è il dolore se si cade.

Vola, vola, vola uomo proiettile:
vola che quel pensiero già se n'è andato,
vola sugli sguardi pietosi di chi ti crede un pazzo...
Vola uomo proiettile sulle offese e le montagne;

c'è in quest'azzurro la tua bara:
beviamoci sopra uomo proiettile....

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