2.7.11

Maxi Dylan Dog 15 - ovvero questo è il fine che bisogna desiderare ardentemente!

Poche righe fa parlavo di Montanari e Grassani.
Leggendo questo Maxi mi sono ricordato quale fosse il merito che avevo attribuito a questa coppia di arzilli disegnatori. Non esistono.
Il loro tratto, i loro neri, le loro forme sbilenche, sono talmente freddi, distaccati, asettici da risultare trasparenti nei confronti della trama. I loro disegni permettono di vedere la storia così com'è, dando un colpo di straccio a quella patina ovattata che lo stile di ogni illustratore conferisce al racconto.
Nessuna distrazione, nessuno sguardo che si sofferma sulle vignette. In pratica è come se lo sceneggiatore ti stesse raccontando la sua storia, così, seduto di fronte a te coi suoi fogli in mano a spiegarti cosa gli passa per la testa.

Ecco, questo è un pregio quando tra le mani hai una storia che funziona, quando chi ha scritto non ha imbrogliato troppo, quando una vignetta straordinaria serve per esaltare non per nascondere.
Se così non fosse il tratto della coppia di platino diventa una lama affilata che scivola tra le mani di chi stringe il coltello, e si rischia davvero di farsi male.

Come da tradizione il "balenottero estivo" è composto da tre storie, tre racconti che a modo loro cercano di ispirarsi al vecchio corso, quello in cui chi diceva 'eh, ma le storie di una volta!" era ancora la minoranza.
Vediamo quindi che Dylan si perde nella nebbia col maggiolone (vabbè, Gualdoni dice 'il maggiolino' ma lui è il curatore della testata e può), che suona il clarinetto con le mani invertite, che Groucho parla col lettore, che Bloch ha bisogno di antiemeteci, che sparano a Dylan, che sparano a Groucho, che c'è una discreta dose di splatter, che viene lanciata la pistola, e qualche altro clichè buttato lì un po' a casaccio per illuderci che i disegni ci trasportino in una dimensione talmente astrusa da pensare di avere tra le mani 'Giorno maledetto' o 'Il tunnel dell'orrore'. Quegli imbrogli di cui si parlava prima insomma... In realtà il balenottero è talmente spiaggiato che ho visto volontari di Greenpeace con gli stracci umidi davanti alle edicole per cercare di salvarlo.

Ma andando per ordine:

L'avamposto perduto di Gualdoni fino a tre quarti sembra una storia di Scooby Doo, che sempre di dog si tratta, e sfoglio ogni pagina col timore che salti fuori il militare pazzo con costume da mostro che si vede la cerniera dietro... Poi, quando meno te lo aspetti si trasforma in quella storia di spettri che non ti aspetti, ma soprattutto che non volevi. Storia a parte, quel che comunque mi lascia perplesso è la regia scattosa, un alternarsi di zoomate che non ti trascina attraverso il racconto ma che anzi ti sgambetta a ogni inquadratura.

La nave nera di Marzano rischia di affondare lentamente. Si apre con Ionesco e si chiude con Gomorra. In mezzo è un sovrapporsi di uccisioni tanto sanguinolente quanto poco divertenti e di cattivi che non sono cattivi, ma poi sono cattivi, ma poi diventano un coro gospel e inneggiano a spiriti del fiume e folletti di lago che neanche in Sampei. Ammetto che non è il mio genere, ma l'impressione è che forse un altro tipo di disegno avrebbe valorizzato e sicuramente giovato all'intero racconto.Comunque un'occasione persa per far passare uno di quei bei messaggi di denuncia sociale contro l'inquinamento delle acque. Che è inutile che diciamo sì all'acqua pubblica se poi ce la inquiniamo privatamente.

Il vigilante di Recchioni è forse la più onesta delle tre. Ti dice quel che vuol darti e te lo dà.
Ti fa mettere comodo e seduto solo perchè da quella prospettiva l'asticella sembra più alta, e gli occhi vanno in discesa, rotolando tra le stanze di una regia ben fatta ma che si sforza di inserire tutti quegli elementi caratteristici che servono per convincerti di leggere una vecchia storia dell'old boy, forse perdendo un po' di vista la storia effettivamente in corso, che sembra arrivare ai colpi di scena un po' spompata. C'è anche il finale alla Chiaverotti, che però arriva inaspettato come il Natale a Natale. Resta che la storia è godibile e mi ha fatto venir voglia di rileggere Killer!

6 commenti:

  1. Sono curioso, magari prenderò questo Maxi.
    Ciao

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  2. E' uno di quegli acquisti che consiglio di fare più per affetto che per piacere... se l'affetto non c'è meglio desistere :)

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  3. Ma non è il momento di uno tsunami in questa casa editrice dove sa tutto di vecchio e ritrito, tenuto in piedi dai soldoni del grande Grande Vecchio e dalla sua disponibilità a buttarli via in nome di un ormai consunto amore per un certo tipo di fumetto? Basta cambiate aria! C'è odore di muffa!

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  4. No, non è la drasticità di uno tsunami quel che serve, secondo me. Il fumetto Bonelli ha la sua impostazione ed esiste perché c'è gente che vuole leggerlo così com'è. E per molti versi, in molte delle sue forme, io sono uno di quelli.
    Solo che la terra su cui fiorisce col tempo si è leggermente inaridita. Ritornando all'esempio, propenderei più che altro per un'inondazione del Nilo, così da fertilizzare il terreno per le piante che già ci sono e magari dare la possibilità a qualche seme differente di crescere.

    Poi, qualche potatura la farei, ma neanche esageratamente...

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  5. Concordo...anche la "gabbia" (in senso concettuale oltre che vignettistico) bonelliana può ancora dare buoni risultati se sfruttata a dovere, e del resto ci sono stati - e ci sono tutt'ora - interessanti tentativi di sperimentazione a diversi livelli quali Gea, Lilith, Greystorm e Caravan, giusto per citarne alcuni che reputo particolarmente riusciti. Ovvio poi che una lunga serialità comporti limiti "fisiologici" con rischio di perdita di originalità e freschezza del prodotto, al quale non gioverebbe più di tanto un sostegno esclusivamente affettivo da parte del lettore...credo comunque che le crepe nel terreno di Via Buonarroti siano tutto sommato modeste e con la giusta quantità di limo si possano avere raccolti più che discreti...

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  6. http://megstop.blogspot.it/

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...