18.7.11

Texone 25 - ovvero ho mal di Tex


E' da quanto ho 8 anni che provo a leggere Tex.
Il sabato pomeriggio, dal barbiere,  mi ci mettevo d'impegno. La testa appoggiata allo schienale morbido del divanetto, i pensieri abbandonati ai disegni, lo sguardo concentrato per non farsi distrarre dalla psicadelia degli specchi che si riflettevano in sé stessi.

Durava poco.
Passavo quasi subito a sfogliare le pagine di Skorpio o dell'Intrepido.

E' che a me Tex è sempre stato antipatico!
Lo so, lo so che sto bestemmiando... Ma non è che ci si possa fare molto: quando m'impunto su certe prime impressioni non c'è verso di sviarmi dalla sensazione iniziale.

E' un'antipatia a pelle, di quelle che ti partono da dentro graffiando come carta vetrata. Devo dirlo?
Lo dico!

A me Tex sta sul cazzo!

Ma non come personaggio dei fumetti. Sta sul cazzo proprio come persona.
Me lo trovassi dietro alla fila al supermercato, con quel suo spocchioso machismo, con la perfezione dell'uomo che non deve chiedere mai, con quel suo "ghe pensi mi" e io so' Tex er più fico der Far West, me lo trovassi dietro alla fila al supermercato dicevo,  non lo farei passare avanti neanche se io avessi un carrello stracolmo e lui solo un pacchetto di lamette da barba per l'uomo selvaggio che si rade guardandosi riflesso nelle pozzanghere.

E' colpa mia, lo so.

Ma giuro che c'ho provato.
Negli anni mi ci sono costretto a più riprese. Niente.
Quella spavalderia da agente di borsa, quella costante, certa, irrinunciabile vittoriosità, io proprio non le reggo.

Tex è uno con l'auto blu, che parcheggia sempre dove cazzo vuole e non prende mai una multa.

Ma tornando, anzi andando al Texone 25 a firma Manfredi/Gomez, quali sono le cose da dire?

Innanzitutto che credo sia il primo Tex che riesco a leggere fino alla fine.
Poi, che Manfredi sa come far parlare la gente. I dialoghi, per quanto conditi con stilemi da vecchio west che mi inquietano sempre, ti conducono attraverso le vignette con naturalezza e decisione.

La trama è ben costruita, ricca, corposa, ma mai pesante.
Insomma, una bella storia si direbbe in gergo.

Non ci fosse Tex sarebbe una bella storia lo stesso, ma c'è Kit Carson e lui invece mi è simpatico.

Disegni ruvidi, graffiati, ben caratterizzati. Una prova d'autore, insomma.


Mi ha convinto a cominciare a leggere Tex?
Assolutamente no!

Ma valeva la pena la pena di leggerlo.

3 commenti:

  1. In effetti Tex è parecchio -troppo- "tradizionale"...non leggo più la serie regolare da parecchi anni e non ne sento particolarmente la mancanza. Preferisco i Texoni quando ne vale la pena...sarà una mia impressione, ma nel formato gigante stereotipi obsoleti e luoghi comuni tipici del personaggio risultano un po più digeribili per merito dei "guests artists" italiani e stranieri. Se poi il gioco lo conducono autori come Manfredi e disegnatori come Gomez o -in passato- Jordi Bernet, Joe Kubert e il compianto Magnus (ho tenuto il suo texone a mò di reliquia) allora mi viene il dubbio che in mani diverse anche Tex potrebbe diventare qualcosa di diverso da un granitico (e che sempre di più sopravvive a sè stesso) ranger...in tal caso potrebbe magari convincermi a rileggerlo, anche se temo che le linee guida del Bonelli riguardo alla sua creatura siano altrettanto granitiche (oltre che un tantinello fuori moda,eh)!

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  2. Tex è una macchina da guerra!
    Vista l'età media dello zoccolo duro di lettori, direi che ha ancora almeno 20 anni assicurati di vita da edicola

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  3. Credo proprio di sì...per fortuna che nel frattempo Manfredi ci ha regalato Magico Vento, e -a differenza di Tex- di Ned Ellis e Poe la mancanza la sento eccome...

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...