2.3.12

Urge di Alessandro Bergonzoni - ovvero appagamento a pagamento


Inizia a sipario chiuso.
Inizia prima di iniziare, anticipando una fine che non ci sarà, nel ripiegarsi concentrico in sé stesso inseguendo il binomio sogno-irrealtà che, ma questa è cosa nota, nel suo sovrastarsi genera sprazzi di verità.
Finisce, forse, in un sogno a sipario spalancato, a oltrepassare il fine (scopo) fine (arguto) della fine (termine).

Inizia con un sogno. Un sogno raccontato in cui non c'è una baby-sitter con lo skateboard.
E su questa mancanza si regge tutta la trama. Non che ne sia parte rilevante, anzi è solo un pensiero lasciato subito in disparte, ma è la sconvolgente manifestazione di tutto ciò che, e mi immagino sia solo per una questione di tempo, sia stato necessario omettere dal racconto.

Il racconto, ecco sì. Di cosa parla Urge?

[Ah, Urge è uno spettacolo di e con (e su e tra) Alessandro Bergonzoni che ho visto ieri sera a Vittorio Veneto, e scriverne è abbastanza complicato, non tanto perché non mi risulti chiaro quel che il comico (?) bolognese sia magistralmente riuscito a mettere in scena, ma più che altro per il rischio di abbandonarsi in queste righe a una riproposizione giocosa e claudicante di quello stile ineluttabile, della capacità chirurgica di sezionare i significati, riadattarli, ricucirli tra loro in un danzante mostro di Frankestein che è appunto cosa da mostrare, e il rischio, perché di quello ancora si stava parlando, è quello di trasformarsi in uno Zelig letterario (quello di Woody Allen non quello di Canale 5) e costruire questo testo come un proseguimento, una dimostrazione, un negativo da guardare in controluce per supplire all'impossibilità di descrivere in modo lineare una situazione circolare. Quindi per quanto potrò eviterò. E vi terrò.]

In Urge c'è un cormorano, un film, un tavolo, un blocco e una cella.

Il resto sono parole. Tante.
Talmente tante da rendere necessario un "voto di vastità", allargare lo spazio sul palcoscenico come se fosse coscienza, percezione, mente. (no, adesso non farò nessun gioco di parole con mente voce del verbo mentire né tantomeno con mente plurale di menta).
E da questa vastità Bergonzoni (sì, in effetti rimarrebbe m'ente oppure men te in caso di diminuzione della bevanda), DA QUESTA VASTITA' BERGONZONI attinge secchiate di nonsense, calembour, doppi sensi, crasi, paradossi, neolinguaggi, carabattole, darvinerie.

L'ho Lo fa senza tregua, appropriandosi del fiato degli spettatori per reggere lo sforzo polmonare di quella discesa rapida e ripida nell'abisso dei significati, quel salto al contrario tra le spire del surreale.
Respira tra le spire, e ispira.

Ispira e inspira notevolmente, addirittura spesso. E si ride, addirittura senza accorgersene, come se fosse un riflesso involontario, con quel sorriso meravigliato ed ebete di quando ti spiegano le cose che ti sembravano complicate e invece mentre te le dicono le trovi semplicissime e intimamente ti senti stupido e ridi e poi deve rifarle e non capisci come mai sono ritornate complicate e diventi un portiere che non sa dove andare a parare.

Bergonzoni è il mago che ti svela il trucco ancor prima del numero, e pur sapendolo ti sorprende.
Ti mostra il non visto, quell'attimo di meraviglia che sporge dai bordi di ogni parola .

Inciampa a volte, quando vuol dire altro, quando cerca di recitare un messaggio invece di svelarlo. E a quel punto avrei preferito mi parlasse di come e coma.

La vastità. Già a parlarne si andrebbe troppo oltre, e a dire di questo spettacolo si rischia di rendersi conto che l'unico modo realistico di esprimere un'opinione è riproporlo, trascriverlo, rieseguirlo, Pierre Menard.

Quindi, chi può lo veda, chi non può lo evada, chi vuole vada, e a chi non interessa voodo.

(e tanto per finire in tragedia, la foto dei Muppet lì sopra è stata fatta a New York . Bear-Gonzo-NY)

3 commenti:

  1. mai furono udite parole più vere di queste. lo hai clonato/sezionato/criticato/spiegato/adorato perfettamente.

    se non sei lui stesso, per me sei suo zio...

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  2. Bergonzoni non è facile da descrivere con parole SUE, ma le tue parole descrivono cosa lui (con la parola) sia in grado di fare...può essere che abbiate fatto tutti e due voto di vastità?
    Nel tuo caso, dopo aver fatto il fotografo di scena per i Muppets, magari... ^_^

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