20.4.12

Monumento ai canuti



Io vengo da lì.
Da quel fondo di strada che la nebbia ha cancellato dalla memoria dell'estate.
Vedi laggiù? C'erano solo campi di barbabietole dietro a quel fosso. E ora?
Ora il progresso è arrivato anche qui. Campi di colza.

Vengo da un'illusione polverosa di segatura e sole, dall'ottimismo clericale di certe domeniche ronzanti d'insetti e novantesimominuto.
Nascono da lì le parole, dal rumoroso sottofondo di gasolii bruciati, dal vociare monotono dei bar, dall'irrisolto vagare tra le pagine di una biblioteca.

Partorito nell'eventualità del giusto, figlio disonorato di una noia irrequieta. Cresciuto sui pedali, morto sopravvivendo al baratro dell'uniformità.

Vengo da lì. Dall'inesatto sovrapporsi dei pomeriggi, credendo che fosse normale, da lì, dove sono stati generati e degenerati i miei ricordi. Le mie presenze. Loro.

Vecchi.
Non c'è altro. Non più.
E vengo da lì.

L'entaglement crudele dell'irrimediabilità.


2 commenti:

  1. diavolo porco. considerato che da quei tempi lì credo di venirci pure io, ti chiedo cortesemente di evitare l'utilizzo del termine "vecchi" che mi intristisce assai. ecco.

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    1. ma vecchi sono loro, i padri. I padri sono sempre vecchi.

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...