29.8.12

Lettera


Talia cara,
  ti scrivo con impazienza, quasi smania direi, di arrivare al termine di questa lettera di aggrapparmi  a quell'ultima riga dove, seppur nell'incanto crudele della finzione, potrò sublimare nello scriverti "un bacio" di sfiorare realmente la setosa meraviglia delle tue labbra.

Scrivo con invidia, lo ammetto, invidia per questo foglio sgualcito che tra qualche giorno stringerai tra le mani, che in questo stesso istante tieni tra le mani e impreziosisci con la carezza suadente delle tue dita. Eburnee direbbe il poeta; non sono un poeta io, forse solo uno scribacchino, sicuramente un uomo che sopporterebbe di essere privato della propria natura, essere albero, rami, radici e di questo perire, soccombere in un moto di felicità sotto i colpi ben assestati del boscaiolo, sentire la lama fredda tra le carni fattesi legno, disperdersi, marcire, macerare. Tramutarmi in carta. Solo per assaporare il tremore lieve dei tuoi polpastrelli che sorreggono i margini taglienti di questo mio scriverti.

Argini posticci, i lembi di questo foglio non trattengono l'impetuosa marea del mio pensarti, e le parole si accavallano schiacciandosi le une contro le altre, litigando un rivolo di spazio su cui raccontarsi, esprimersi, dirti. E attraverso gli occhi ognuna vorrebbe scivolare lungo il pendio soave del tuo cuore, dolce Talia. E nell'angusto compartire di queste righe i ragionamenti si fanno sconnessi, i pensieri confusi, si attorcigliano, si fondono, sviano dal loro significato primario per la concitazione di essere letti da te, e in questa bramosia si disperde ogni accennata presenza del mio senno.

E no, non me ne vergogno, preziosa Talia, non d'aver perso la ragione per le profondità burrascose dei tuoi occhi sognanti, non di essere impazzito tra i serici sentieri che percorrono le candide lande del tuo corpo, non della folle agitazione dei miei sentimenti nella struggente attesa di un tuo cenno, una reazione, un sì.

Tante, tante sono le cose che vorrei abbandonare sulle rive di questo fiume d'inchiostro, troppe forse per questa mia anima prigioniera del tuo sorriso, troppe per la frenesia di raggiungerti, sfiorarti, addentrarmi tra le pieghe deliziose del tuo piacere. Seppur soltanto nel tramite di queste parole so che lo farò, so che per un interminato istante rimarrò in te fino a evaporare in un ricordo, forse in un desiderio.

Perciò finisco, Talia mia, per non rubare ulteriore tempo alla magia di questo corrisponderci, all'atteso momento di questo nuovo incontrarsi.
Finisco, finisco perché è questa la riga che si concluderà con un bacio e il mio respiro già inciampa nella fantasia di quell'attimo. Un bacio.

Null'altro.

Tuo.

4 commenti:

  1. Bé, ma ovviamente tutto sto romanticismo finisce una volta che te la da... mi auguro!

    (Ad ogni modo, bello... )

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  2. Provvisoriamente romantico?
    Non ho potuto fare a meno di pensare che in siciliano talìa significa "guarda".
    Così, niente, volevo lo sapessi.

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  3. Credo che il talia siciliano derivi dall'arabo, il talia nome dal greco... così, tanto per sviare

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...