13.10.12

Parole, parole, parole: Onusto






Dice che è un peso, che è l'essere oberato da zavorra impenitente, onere strascicato che per seguirti ti cinge alla gola e si abbandona al tuo lento trascinarti.

Onusto: giusto, gusto, robusto, fusto. Che a badare alle rime si rischia di intuirne qualche potenzialità positiva, e invece è infausto, esausto, vetusto.
Rifugio arcaico di poeti leziosi, appiglio impervio che cede al peso del fiore che lo abita.

Che anche a pensare che sono solo parole ci si sorprende a scovarne un'anima, una riprovevole autoreferenzialità onomatopeica.
E onusto si riflette nello specchio dei suoi stessi peccati, oscura, gravosa, pesante.

Trascina il fardello della propria asfissiante coerenza e rimane lì, inusata.
Come spada nella roccia che nessuno ha la forza di sollevare.

A guisa delle cose belle che per pletorico zelo annegano negli abissi dell'oblio.

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