9.11.12

ASSO ovvero un cazzo di tutti


[Premessa: questo post non terrà conto del fatto che ogni volta che mi è capitato di salutare l'autore non mi ha mai riconosciuto e mi ha sempre guardato con l'espressione da ma chi te s'incula?
A fronte di ciò, il mio rapporto con lui è scandito dal fatto che io sono quello di qualcosa.
Quello del corso di sceneggiatura, quello di quella storia su Gesù, quello della recensione dell'ultimo John Doe. Quello di Gardaland. Quello di Gardaland funziona benissimo, la potenza del Raptor. (Il prossimo anno mi presento con le tette!)]


In realtà avrei voluto intitolare questo post Per aspera ad Asso, ma le cose (si sa) non vanno mai come te l'aspetti. Nemmeno quando sei tu a deciderle.

Pare strano, ma questo libro parla anche un po' di questo.

Però ci stava, in effetti. Per aspera ad Asso. Il racconto di come, attraverso gli ostacoli, Asso sia diventato ciò che è.
Oppure no, forse il racconto di quali ostacoli abbia incontrato Asso a causa di ciò che è.
Meglio ancora, il come Asso sia diventato un ostacolo per il solo fatto di essere.

Ecco, sì, ora capisco perché l'ho cambiato.

Asso è (non so se si possa dire davvero, ma a un certo punto si capisce questo) l'alter ego a fumetti di Roberto Recchioni aka RRobe aka l'autoproclamatasi rockstar del fumetto italiano aka quello di John Doe aka uno che tutto puoi dirgli ma non che non sappia come si fa un fumetto.

Ora, se mi trovassi a dover leggere un post che già a riga dodici inizia a scomodare Heidegger o Sartre per arrovellarsi su come sia possibile scindere l'opera dall'autore e da quali influenze dovrebbe ripararsi il lettore per acquisire una visione oggettiva dell'opera e bla bla bla, ecco, sarei già saltato all'ultima riga.

Per comodità ho quindi deciso di inserire qui l'ultima riga del post (che si prevede lungo):
leggetelo!

No, niente filosofia: anch'io ho fatto ragioneria.
Ma l'idea che ci siano due modi di leggere - o meglio due situazioni per leggere - questo fumetto non è ancora scemata.
La verità è che, più che autobiografico, Asso è un libro onanistico.

Il fine della raccolta appare quantomeno masturbatorio (e questo non lo discosta molto da una certa tendenza del fumetto moderno), si chiudono gli occhi e si ripercorre una memoria inventata eppure densa di elementi del vissuto.

Credo ci siano due modi di porsi di fronte a quest'opera. La differenza la fa il grado di penetrazione delle nostre conoscenze rispetto al Recchioni personaggio pubblico (cioè, scindila tu l'opera dall'autore...).

Per chi lo ha scoperto nei fumetti, letto nel blog, ascoltato alle conferenze, seguito su facebook, followerato su twitter, incontrato alle manifestazioni, chi ne conosce la storia, le cadute, la malattia, il protagonismo e altre e ancora altre varie ed eventuali  (che quando non è impegnato a morire è dappertutto 'sto qua), il rischio è che le storie (che per buona parte, in modo sparso, quei chi avevano già letto) arrivino usurate, logore dal troppo parlarsi addosso, isolate da un contesto estremamente più ampio.
E l'impressione è che questo derivi non tanto dalla ripetitività del fumetto in sé, ma più che altro dal fatto che la stessa versione di quella sua esistenza (fallibile e appassionante, sia ben chiaro) sia stata perpetuata troppe volte e da troppe direzioni e media differenti.

Il tutto funziona (perché funziona) per il semplice fatto che Recchioni questo lo sa.
Incolla i pezzi dei propri limiti (artistici) sulle vignette di un diario poco segreto e dispone accanto a ognuna le critiche e i giudizi più crudi che riesce a carpire dai pensieri del pubblico futuro.
Un meta-fumetto al contrario, in cui non è il disegno a fingere di essere reale ma la realtà che finge di essere disegno.

Ah, poi ci sono gli altri (sì, esistono persone che non ti conoscono, Roberto), per loro è diverso.
Si trovano tra le mani un patchwork disomogeneo di dolore, arroganza, sesso, malattia, ineluttabilità, bushido e pornografia, ne percepiscono la sofferenza, il percorso. Ad astrarmi (per aspera ad astrarmi), intuisco che possano appassionarsi, venir coinvolte, emozionarsi (qualunque emozione vale) per quel personaggio scorretto, esagerato, sfacciatamente accentratore.
È un romanzo di formazione Asso, essenziale, spoglio. Ma anche di deformazione, di prostituzione dell'immaginario a servire un ego che incontra nella smisuratezza la propria più subdola fragilità.

La verità è che Asso, se esistesse davvero, col suo essere sé e coi suoi modi ti farebbe sentire un cazzo di nessuno. Straborderebbe anche nella tua di personalità, rubandoti la scena anche nei confronti di te stesso. Se esistesse.
E sempre se esistesse, si contrapporrebbe a quell'essere un cazzo di nessuno con il suo essere un cazzo di tutti. Come quello degli attori porno. Perché sa concedersi, darsi e farsi dare, puttana forse, forse solo un buco nero che ruba luce per trasformarla nel brivido dell'inesplorato.

Ripasso a Roberto Recchioni, che nel suo percorso artistico e umano ha saputo (o gli è capitato) posizionarsi al crocevia di un numero impressionante di talenti, delle loro vite, delle loro amicizie.
Collettore di individualità a volte geniali in una dimensione filantropica che  addirittura male si addice al personaggio, ma non alla persona.

E matura da questi rapporti quella che, a mio avviso, è la parte davvero empatica di questo volume.

Storie deliziose, divertenti, commoventi, illuminanti. L'arte al servizio dell'amicizia (dell'amore?):
Luca Bertelé, Federico Rossi Edrighi, Mauro Uzzeo, Elisabetta Melaranci  e tutti gli altri.

Alla fine mi sa che ho detto che ho preferito la parte degli omaggi rispetto a quella dell'autore.
Ma mica significa niente. Per me il Kubrick migliore è quello di Eyes Wide Shut, non mi piace il wasabi e non guardo il calcio.
Insomma, c'ho i miei gusti.

È un libro che vale la pena di leggere, dunque: leggetelo!

3 commenti:

  1. Credo ci siano due modi di porsi di fronte a questo post:
    -Ignorarlo perchè non si è capito un cazzo. (solo per totale ignoranza sulla materia)
    -Gugolare per capire cosa cazzo volesse dire il blogmaster.

    Ovviamente ho gugolato.
    E solo dopo mi è venuta voglia di leggere questo libro.
    (forse non è un complimento o forse sono io ad avere dei limiti)


    (comunque uno "impegnato a morire" lo vorrei proprio conoscere)

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    1. beh, come già detto più o meno ogni tanto, quando parlo di un fumetto il messaggio di fondo che voglio far passare è sempre lo stesso: non fidatevi dei gusti di chi parla di un fumetto. Interessatevi, incuriositevi, confrontatevi ma cercate gli stimoli per leggerlo e farvi un'idea vostra.
      Quindi, per quel che mi riguarda, ha funzionato.

      (però blogmaster non me l'aveva mai detto nessuno. Ma tipo che devo mettermi in cuoio e latex? Ma tipo che sei blogslave?)

      [beh, in qualche fumetteria di Roma il libro lo presenterà di sicuro, cerca...]

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    2. Per me vale la regola: "Non fidatevi dei gusti di chi parla di qualunquecosa"...
      e comunque tu funzioni sempre tesoro ;)

      Il termine l'ho imparato su "Piovono rane", fai un po' te.
      Di slave però mi sa che ho poco, eccetto quando mi travesto da segretaria/dattilografa ;)
      (sì, anche a me è piaciuto molto)

      Cerco...

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...