27.10.12

Sesso, bugie e hadoken



Pareva finita e invece eccoci qua.
È che quando credi di aver detto tutto su un argomento, poi saltano sempre fuori dei documenti segretissimi che ribaltano la visione delle cose, un po' alla wikileaks insomma ma con più imbarazzo.

Torna quindi a grande richiesta uno dei must di questo blog (no, non l'ha richiesto nessuno, sono frasi fatte, è un modo di dire per creare aspettativa, ma non le guardate mai le televendite?)

Rieccoci dunque alla quinta puntata della quadrilogia Sesso, bugie e...

Cercate di tenervi su le mutande con lo scotch!

[DISCLAIMER: CARI MINORENNI, SE PASSATE DI QUI SAPPIATE CHE TROVERETE COSE CHE NEMMENO UN ADULTO DOVREBBE LEGGERE. PERO', DETTO TRA NOI E CHE NON LO SAPPIA NESSUNO, SE SIETE GLI STESSI CHE SONO ARRIVATI A QUESTO BLOG CERCANDO "YOUPORNO CETRIOLI E MELANZANE PIACCIONO ALLA NONNA" ALLORA NON CREDO CHE QUI VI SCANDALIZZERETE]

(Oggi faccio la lettera A, che comincio a non capirci più un cazzo di quel che ho fatto e quello che non)

Algalmatofilia 


















Dice che è l'attrazione per i corpi inanimati tipo manichini, statue, bambole.
Senza scomodare il mito di Pigmalione e Galatea o la turpe vicenda di quel falegname che costruì un pupazzo dal naso sproporzionato per, insomma avete capito per fare cosa, diciamo solo che il termine è stato coniato da Richard von Krafft-Ebing per descrivere il caso di un giardiniere che tentò di ottenere del sesso da una statua della Venere di Milo.
Cioè, una sega dalla Venere di Milo. Non so se fosse un pervertito ma sicuramente era un ottimista.


Agonofilia


















Pare che per taluni prima di scopare occorra menarsi. Ma menarsi di brutto, tipo che ti rompi le rotule a vicenda e capisci dal rumore della frattura che sei sessualmente compatibile. Che è un po' come mandare un messaggio al 45883 con scritto 'Marco AMORE Elisa', ma eticamente più accettabile e moralmente meno cruento.
Comunque si sa, la commozione cerebrale induce uno stato allucinatorio per cui alla fine se hai scopato o no manco te lo ricordi più. Ma vuoi mettere, dopo il rapporto, accendere la TAC invece della solita scontata sigaretta?

Abasiofilia

















È lo step immediatamente successivo all'agonofilia.
Come dire che le fortune non vengono mai sole, insomma. Ché dopo esserti distrutto ogni tessuto cartilagineo e aver dunque di questo goduto, ti ritrovi a essere l'oggetto sessuale di chi non riesce a resistere al fascino di stampelle, sedie a rotelle, gambe di legno e carrettini con le ruote come quello di Eddie Murphy in Una poltrona per due (tra due mesi è natale, ci siamo, potrete rivederlo finalmente!).
Gli unici consigli che posso darvi è quello di tirare il freno a mano della sedia a rotelle e, per quanto non mi risulta che gli alberi abbiano comportamenti a rischio, io un preservativo su quella gamba di legno ce lo metterei che pur non essendo donna posso supporre che una scheggia proprio lì ("proprio lì" è la figa, se non si era capito) bene non fa (e poi voglio vederti con le pinzette da ciglia a cercare di toglierla).


Astenolagnia



















È un comportamento sessuale nel quale l'eccitazione erotica e il raggiungimento dell'orgasmo sono dipendenti dall'essere umiliati dal partner e dal provare, nei suoi confronti, un senso d'inferiorità.
[No, non ho niente da dire, volevo solo fare della feroce satira politica]



Autoassassinofilia



















Insomma, pare ci sia gente per cui mettersi in situazioni rischiose (ma rischiose tipo che muori) è l'unico modo per provare eccitazione, godono solo se la propria vita è a rischio. No assassini, no party.
Cause di morte vere, quindi. Tipo che mentri scopi telefoni a Mike Tyson e gli dai dello stronzo, oppure ti fai fare un pompino da una cinquantacinquenne ex ddr ex lottatrice che non scopa da dodic'anni e che all'ultima visita spirometrica ha gonfiato la macchinetta.


Autopederastia
























Pare (dico pare ma lo so per certo, ché sono andato a cercarmi le foto) che si possa fare.
Cito testualmente "attività sessuale nella quale un uomo introduce il pene nel proprio ano praticando così sesso anale con sé stesso. Non tutti gli uomini sono in grado di mettere in atto questa pratica a causa delle evidenti difficoltà fisiche". Non vengono nominate le più che evidenti difficoltà psicologiche di tutto ciò, ma suppongo siano implicite.
Dunque, che altro vuoi dire? Beh, a 'sto punto facciamone un motivo d'orgoglio: noi uomini riusciamo a scoparci da soli e voi donne no! Gne, gne!
Che poi magari uno neanche si piace, ma si sa che per un maschio basta che respiri.

Fine.

La prossima puntata con la B nel 2016.

Le altre puntate qui, qui, qui e qui.

[per i maniaci dei titoli, mi sarebbe piaciuto strutturare un post su un gruppo di ragazzi di Lecco.
È la classica comitiva di figli di papà, giovani snob che vanno nei locali trendy e guidano i macchinoni. Titolo: La Lecco bene. (ma dato che non c'è un cazzo da dire su Lecco non si è fatto nulla)]

26.10.12

Wanted 4


Per la terza volta questa settimana ho cercato di aprire la porta di casa con le chiavi dell'ufficio.
Questo significa una cosa sola, che l'appuntamento trimestrale con le keyword diventa oggi mensile con la tendenza alla quotidianità.

Tanto ormai ho capito che da queste parti non ci si arriva per le vie normali.

Quindi, se siete arrivati qui cercando 'masturbarsi con le gobbe di un cammello' sappiate che siete in ottima compagnia. Anzi, facciamo che io adesso vi lascio soli, parlate tra di voi, state bene, vi dite quel che dovete dirvi, vi scambiate le ricerche, i nomi delle medicine, ecco quelle cose lì. Io vado di là un attimo, ma torno. Torno subito.

Ciao.






Guarda, si appena chiusa la stagione. Ad agosto sull'Adriatico era pieno fino a diec'anni fa, si muovono in branchi come le meduse. Dicono che adesso ce ne sono meno, però io ne ho vista una anche sul Brenta.
Adesso comunque è stagione di ragazze nude in pedalini.





Beh, rimanere incinta con un cazzo retrò è fantasticamente vintage.
Quei baffetti alla Rheet Butler e il copripalle in fustagno. Certo il preservativo di seta ha il suo fascino, ma un certo ruolo nella fecondazione credo l'abbia avuto.

Se invece intendevi "cazzo retro", beh lì è solo una questione di mira: statisticamente parliamo del 50 e 50.






Su Amazon non c'è ancora, ma ho sentito personalmente E. L. James e pare, dico pare, che il quarto libro della trilogia si intitolerà proprio così. Pare anche che ci sarà solo la copertina, che già col titolo gli erotomani repressi si sentiranno appagati e si pentiranno di aver dovuto leggere tutti gli altri libri per sentirsi trasgressivi.
Ah, naturalmente eviterei la sfumatura alta.






Fondi (LT)  qualche anno fa è salita alla ribalta delle cronache per un video privato pubblicato in rete.
Si vedeva una melanzana (tale Vera Dall'Orto) compiere atti estremamente osceni con una cassetta gruppo di peperoni jalapeños coaudiuvati da altre verdure. La scena della verace Vera ricoperta di succo d'ananas è stata la più cliccata del 2006 su Green Porn.







E mi pareva che qualcuno non l'avesse ancora scritto. Dopo le "101 cose da fare prima di morire" e le "50 sfumature di grigio", finalmente un manuale pratico e funzionale per la massaia annoiata.
Che io, ma ho poca fantasia si sa, anche impegnandomi di modi di prenderlo nel culo me ne viene in mente uno solo: mi sa che dovrò comprarmi il libro.





Figurati se lo trovi. Cazzo, siamo circondati da cinesi, sono dappertutto, si comprano i bar, vendono la roba da cinesi, friggono gli involtini 20 ore al giorno, si mandano gli mms ogni mattina per uscire tutti uguali e confonderci, eppure quando te ne serve uno per scopare gratis (cioè, dico, scopare gratis!!!) eccoli che spariscono tutti come i cornetti delle lumache.
Questi sono i veri danni che ha fatto il comunismo.





Vabbé, quando devi spiegarle non sono più divertenti.
Comunque le bugie hanno le gambe corte, e se hai le gambe corte non puoi portare i leggin(g)s. Tutto qui.







Sì, mi risulta ci sia un sottile fil rouge che li unisce. Ma questo è quel che mi hanno raccontato dei miei amici che sono stati in Ungheria.
Io comunque sono a conoscenza anche del binomio "mano e sesso", ma mi pareva fosse una roba di scuola guida.






Un licantropo non può andare in bicicletta perché non ha il pollice per suonare il campanello!
(licantropo bicicletta? Cioè, davvero cercate 'ste robe? Ma tipo che c'è un ciclista licantropo che quando vede la maglia gialla si estrogena, gli si alza l'ematocrito e inizia a ululare sul Pordoi?
Per fermarlo consiglio di insufflargli con una pompa da bici d'argento)






Qualche anno fa li leggevo seguendo i numerini scritti sulla costina.
Metodo vecchio lo so, e infatti adesso ho appena adottato questo sistema: conto i peli di gatto che mi rimangono sulla giacca e in base al numero leggo il fumetto corrispondente.
Oh, forte quell'Aristoteles Skotos: secondo me non lo batteranno mai!






Ma tipo: hai la figa che sa di meliga? O mi si è allargato il cazzo oppure te l'ho messa in culo?
Qual è il colmo per un fattore di Potenza? Farsi fare una spagnola da una spagnola!






Si dice che se non sai come dirlo probabilmente non sai nemmeno cosa significa.
Quindi non dirlo.






Beh, a farne tanto ci si veste poco e quindi si risparmia sulle lavatrici.
Mentre lo si fa non si guarda la televisione.
Non costa niente
Si mangia meno cioccolato e quindi non si va dal dentista.
Fatelo con me e li scoprirete





24.10.12

Cappio d'anno



Se proprio dobbiamo trovare qualcuno a cui dar la colpa, direi il 1985.
L'anno sì, quello dell'Heysel, del terremoto in Messico e di We are the world.

Luis Miguel a Sanremo, Bubka sopra i sei metri e la neve, tanta neve. Troppa forse, ma in fondo cos'è il troppo per un ragazzino di nove anni?

È l'anno in cui abbiamo sfanculato con arroganza Orwell (per poi ritrovarcesene impelagati cinque lustri dopo), l'anno del primo trapianto di cuore, della coppa intercontinentale, di Reagan e Gorbaciov.

C'era ancora il muro, quello di Berlino dico, e poi la neve, tanta. Addossata al muro (quello di casa), ricordo, mi sovrastava. Troppa forse, e la Barabita che è morta quell'anno (era un pastore tedesco, di quelli buoni, di quelli che non ne hanno più fatti così dopo, non buoni almeno).

Nel 1985, il 30 giugno per la precisione che io il 26 compio gli anni, c'è stato il secondo intercalare e 'ste cose i bambini le sentono.
Quindi, vai a capire se la colpa è stata di quell'attimo in più, di quel mezzo respiro che ha ossigenato le idee di un mondo che stava prendendo la rincorsa verso il 2000, vallo a capire cos'è stato, ma sono successe tre cose:
- la Nintendo ha sfornato Super Mario Bros
- la Microsoft ha creato Windows 1.0
- c'è stata la prima edizione di WrestleMania

Che quando sei bambino mica ti rendi conto di quanto stretto sia il legame tra Storia e accadimenti, di come gli uni cambino l'altra e l'altra gli uni; vivi le emozioni, in modo addirittura puro, senza nemmeno misurarle, distante dal confronto, immergendosi d'unicità per natura più che per scelta. Le vivi e le abbandoni lì, che poi magari dopo trent'anni ripensi al body slam di Ultimate Warrior su Andrè The Giant e ti rendi conto che, cazzo, quel mezzo respiro l'avevi già restituito con gli interessi alla vita.

Nel 1985 ho pensato che avrei scritto. No, nessun sogno. Solo un pensiero, la manifestazione di una necessità. No, non quella, figuriamoci: nessuna zeia mania.
Solo la necessità di sfangarla, di sopravvivere. No, non come adesso.

Spiego.

Scrivere nel 1985 era un inaccettabile castigo.
Quel giorno il tema non l'avevo proprio fatto, come le altre volte d'altronde, averlo saputo che ci sarebbe stato l'alzati e leggi.
E io ho letto, sul foglio bianco, riga per riga, inventando, creando, plasmando il vuoto di quella pagina silenziosa.
Troppo bene, forse. Troppo, come la neve.

Me la ricordo bene la scena, davvero credevo di esserci riuscito quando mi ha detto "bellissimo tema, bravo. Siediti pure." È che poi è arrivato il "ma no dai, vieni qui che voglio darti un bel voto!".
Cazzo! (no, non l'ho pensato al tempo, ma cazzo).
Pagina bianca.

Vi metto solo le ultime due pagine della nota lungherrima che si è divertita a scrivere.


Ma tu ti credi il Padreterno!

Cazzo, sì!

Ecco, quel giorno del 1985 ho pensato che avrei scritto.

Bene, dopo questa rivelazione mi resta solo un'ultima stronzata da dire (che poi è l'unica cosa che avrei davvero voluto scrivere [assieme a una riflessione sulla nuova letteratura che arrivato a questo punto mi sono dimenticato di infilare dentro]).

Nel 1985 c'è stato il distacco, la fuga. Almeno secondo Google Ngram Viewer che conta anno per anno le parole presenti nei libri.


Fine.

18.10.12

Cadute di stile



ODE ALLA NAVICELLA DI FELIX BAUMGARTNER CADUTA DALLA STRATOSFERA
(ovviamente di Ugo Foscolo)

Sorgevi navicella
come novella luna,
di fulgido candore
bianca fortuna;
e lenta salita
verso un glorioso nulla
più non immaginavi terra brulla.

Parea d'Apollo l'estro
che come carro felicitade conducevi,
illuminato ventre
in cui pulsante mistero celavi,
parea cuore di raso
qual di Pandora il vaso.

S'aperse quindi come mito enuncia,
tu lemme ergevi verso il nero 
e nello stralunato niente
aprossi e svelò l'austriaco fiero,
che qual guerriero antico in sua armatura
volea gettarsi al volo in avventura.

Tu già protagonista in ascensione,
qual fosse la tua vita, navicella
d'un tratto fosti solo un bel pallone
e quello già che guarda verso terra.
Perché si sa che l'uomo è cacciatore
e tu che fosti preda or sei zavorra.

T'avea tradotto lui con sue promesse
quarantamila metri sopra il cielo,
or t'ha tradito e lì pari Minosse
da toro depredata del congiunto,
e speri solo schianto in nuda roccia
tu, abbandonata qual libro di Moccia.

Anzi s'infila in te e ti fa volare
e gli concedi ogni tuo pudore,
poi scopre preferire un altro piano
e sente che era quello il suo richiamo.
Come a sirene il Felix all'aria cede
e tu che preghi almen si spacchi un piede.

Tu sola e derelitta navicella,
singulti in atmosfera silenziosa
ma dentro vivi clangore di procella
tant'è che pensi a voce giudiziosa
di mamma, dirigibile da fiera,
dicea con l'uomo val giusto una cosa:
lo devi far entrar sol se ti sposa. 

Or lui di sotto è di già il più acclamato,
da orto a occaso twittan l'episodio
e a te che l'hai condotto sul suo podio
nemmeno ti han nomata per i record
 nemmeno una fotina sul Corriere
e attendi solo il tempo di cadere.

Questa è la tua occasione navicella
(che sei volata in cielo su una stella)
e in tra l'Olimpo d'Eros vuoi la mira
e rabbia d'Era e d'Eracle il coraggio,
che nella tua caduta per protesta
prefiggi di piombargli sulla testa.

Precipitevole meteora l'aria sfidi,
fedifrago passò già da mezz'ora,
puntavano il bersaglio tue vedute
fu allor che esplose il tuo paracadute.
Or lentamente scendi e lanci strali,
par t'abbia messo corna e non le ali.

Prevengo le domande e vi do subito le risposte: sì me ne vergogno, no non ci credo, un casino di cose da fare ma, probabilmente a 500 post quindi ne mancano un'ottantina, non ultimamente, sìììì un casino di volte, me l'hanno detto in molti ma non ci bado, così, no se fosse non me ne sto rendendo conto, leccare, il trucco è lessarle prima, con un panno imbevuto di trielina, ovviamente rossa, Cucùta, il tetraidrocannabinolo.

Ecco, spero di aver risposto a tutti. Se avete altre domande sono qui.









 



17.10.12

Salto subito

Se c'è una cosa che davvero non sopporto è scrivere un post col cellulare (che quando l'ho comprato il senso era proprio di avere qualcosa con cui poter scrivere, ma vatti a fidare di me).

Comunque eccoci qui, ad accompagnare con lo sguardo un percorso di cui intuiamo appena l'immediata direzione. Un salto.

Perché la caduta è fino all'ultimo istante volo e solo l'esito ne determina la natura. Rimane lì, appesa all'ipotesi maldefinita di uno sviamento tardivo e attende il compimento della fine per nomarsi dell'attimo iniziale.

Un principiante che si appella alla sincerità di un epilogo per scoprire la sua stessa identità.

Niente, finisce così: a portare a termine certi percorsi per scoprire solo al superamento del traguardo il loro vero significato.

Cercando magari a posteriori il senso di un'azione, di un passo, di una scelta.

Credere di volare è spesso imbrogliare a un solitario, chiamarla caduta tende a rivelarsi la scelta quantomeno più onesta. Ma il salto, ecco, il salto resta.

Il salto è inattaccabile.

Dunque salto, è scrivo al buio con questo cazzo di cellulare.

(non so, io penso alla navicella. Vuota, abbandonata al silenzio di sé stessa, dispersa a continuare caparbiamente la propria ascesa. Dov'è? [penso anche all'uomo proiettile sì, che il link non riesco a metterlo ma da qualche parte c'è nel blog, ed è un po' di quel che mi resta di un certo tempo in cui non ho saltato])


14.10.12

Il principe azzurdo

Disegnami una pecora

Prima o poi ci si passa tutti, è fisiologico.
Ce l'avete presente, no? Presuntuoso, egoista, biondo. Eppure così edificante.

Sì, il Piccolo Principe.

Dalle prime righe del libro si intuisce che tutto il drammone successivo altro non è che il frutto delle ossessioni infantili del giovane Antoine e soprattutto del suo devastante deficit di attenzione.
L'avete letto vero? Il cappello, l'elefante, il boa, e quei genitori crudeli che non solo non capiscono l'immaginifica arte del ragazzino, ma crudelmente gli tarpano costantemente le ali col loro cieco e borghese pragmatismo.

Per quelli che hanno avuto un'infanzia ignorante metto la pagina.



Quel che Saint-Exupèry ha omesso nella sua opera è che quello del boa che inghiotte l'elefante è solo l'ultimo degli esperimenti creativi che la lettura del libro "Storie della natura" ha provocato alla sua fertile mente di futuro aviatore.

Già precedentemente infatti aveva assillato i propri genitori con vari disegni uno e disegni due.
Talmente assillato che pare che siano stati loro a far sabotare l'aereoplano che in età adulta trasportò lo scrittore francese verso l'oblio.

Vediamone alcuni

1

Genitori: Scusa Antoine, ma hai disegnato una tettarella? Ommiodio, una fase orale tardiva, un rigurgito neonatale passivo che ora esploderà in un disturbo ossessivo compulsivo che scatenerà incontenibili vizi.
Cara, nostro figlio si drogherà!

Antoine: Ma genitori, è un boa che si è mangiato una giraffa.

Genitori: Vabbé, troppo tardi. Si droga già!


2

Genitori: Antoine, cos'è che hai disegnato? Dove l'hai vista 'sta roba? Hai aperto il cassetto della mamma, lo sai che non devi aprire il cassetto della mamma? E' inutile che piangi che questo è solo l'anticipo... Ma cazzo cara, anche tu, ma non potevi nasconderle meglio quelle palline cinesi? Ma erano nascoste, evidentemente 'sto marmocchio pervertito di merda ha frugato a dovere!
Vabbé, stasera ti mostro io un posto dove nasconderle per bene, prepara lo strutto ;)

Antoine: Ma genitori sessuomani, è un boa che inghiotte una famiglia di pangolini!
Genitori: Ma che minchia è un pangolino? Non lo so, ma secondo me con un po' di strutto...


3

Genitori: Ecco, porca dannatissima troia, guarda cosa disegna tuo figlio: un CAZZO, e per giunta negro! Lo sapevo, lo sapevo io. E compragli l'aereo di Hallo Kitty, e fagli le meche... eccoli i risultati! Ma se glie'hai fatta leggere te l'Odissea, i grandi classici diceva lui, lo sai che i greci son tutti froci!
(Ma c'ha un testicolo gonfio? Non è che è varicocele?)

Antoine: Ma omofobi genitori, non vedete che è un boa che ha ingurgitato il Laooconte?

 Genitori: Classici greci del cazzo!


4

Genitori: Ah, finalmente un disegno normale. Va' che bel boa che ha disegnato lui, piccolo.
Guarda che mano, guarda i particolari, sembra vero eh...

Antoine: Ma genitori poco osservatori, non vedete che è un boa che si è mangiato un altro boa?
Ora vi mostro il disegno dall'interno.

Genitori: Scusa Antonino, ma è lo stesso disegno.

Antoine: No, NOOOOO... Questo è visto dall'interno, è tutta un'altra cosa, un'altra prospettiva. È che i boa sono grandi uguali e combaciano!

Genitori: Abbiamo un figlio deficiente! Prendi lo strutto va'...


Il Boia di Parigi - ovvero splendida esecuzione


Raymond Queneau scrisse che la grande storia vera è quella delle invenzioni. Sono le invenzioni quelle che provocano la storia... 

Storia e invenzione. Antipodi che s'incontrano amalgamandosi nel fulcro su cui si appoggiano gli accadimenti, in una leva imperfetta, l'inesatto fluire dei fatti che si calcificano nel duro ossario del tempo.
(no, non l'ho so nemmeno io cosa ho detto. Credo che il senso fosse che Storia e storia sono intrecciate come la doppia elica del DNA e questo le rende materia costituente di ogni attimo)


Parte forse dall'invenzione della ghigliottina questa prima storia de Le Storie (maiuscola minuscola, ancora), il magnanimo apporto di una scienza che subito si ritrae, l'evoluzione della pietà che repentinamente muta il suo senso, da rapida assoluzione a lento spettacolo grandguignolesco.

Oppure parte dall'invenzione di una vita, quella di Charles-Henri Sanson boia di Parigi, figlio e padre di boia passati e futuri. Uomo magnanimo forse, onorevole e ligio, uomo silenzioso che poco lasciò di sé.

Qualcuno disse che chi fa la storia non ha tempo di scriverla, e nell'accavallarsi dei propri drammi interiori Sanson diventa, se non artefice, strumento per la realizzazione di drammi superiori, eterni, storici.

Chi scrive è invece Paola Barbato, decisamente a proprio agio nell'alternanza dei passaggi tra storia e Storia, capace di tracciare il tormento di una personaggio persona irrisolta attraverso la cupezza intima dei pensieri che la assillano e soprattutto nella semplicità morbosa e cadenzata dei gesti.

La sceneggiatrice bresciana propone un raffinato studio della biografia del boia di Parigi, riesce a delineare in pochi passaggi lo spirito e il carattere delle figure storiche protagoniste della Rivoluzione Francese (Danton, Marat, Robespierre [si dicono sempre in quest'ordine, come liberté, égalité, fraternité {che poi, fraternité un cazzo che si sono ammazzati tutti come Caino e Abele, Romolo e Remo, insomma si sono ammazzati tutti come gente che  non era fratella}]).
E con la stessa apparente semplicita riesce a colmare i vuoti di una storia privata lacunosa, apocrifa.
Inventa, crea addirittura gossip, elementi attrattivi, mai irreali eppure sottilmente unici, speciali. Crea la storia laddove la Storia era elemento sovrastante.

Ed è proprio nei punti in cui questo processo viene limitato che il racconto dà l'impressione di essere più debole. Nei vuoti in cui la mano della narratrice lascia quella del lettore, nei salti temporali lievi ma decisi in cui  veniamo abbandonati alla nostra immaginazione, a un processo creativo personale che si attiva in modo incostante, brusco e proprio per questo a tratti disturbante. In fondo siamo il popolo, e il popolo è morboso, vuole vedere.
Pare forse che in questo senso la storia soffra un po' della foliazione, forse qualche pagina in più, o forse no. 

Ecco, a cercare il motivo vero mi sa che non lo trovo, ma un po' il finale ne paga, cosa da poco comunque di fronte all'appassionata bontà del lavoro svolto

Impeccabile invece è il lavoro di un incredibilmente ispirato Giampiero Casertano, i disegni graffiano il foglio crudi e morbidi allo stesso tempo. Ogni tavola è una meraviglia e anche nel confronto con le iconografie dei personaggi storici il pennino del disegnatore risulta quanto mai illuminato.

Quindi, in conclusione, esordio assolutamente positivo per questa nuova collana che statisticamente si rivela allo stato attuale promossa a pieni voti (1/1).

Per tutto quel che riguarda carta, cartoncino, layout, frontespizio, costina, colori, cazzi e smazzi, beh, non me ne frega un cazzo quindi va bene così.

Se vi capita compratelo, che 3,50 euro, a sapere il lavoro che ci sta dietro, sono decisamente meno che giusti.

Fine della Storia storia.

13.10.12

Parole, parole, parole: Onusto






Dice che è un peso, che è l'essere oberato da zavorra impenitente, onere strascicato che per seguirti ti cinge alla gola e si abbandona al tuo lento trascinarti.

Onusto: giusto, gusto, robusto, fusto. Che a badare alle rime si rischia di intuirne qualche potenzialità positiva, e invece è infausto, esausto, vetusto.
Rifugio arcaico di poeti leziosi, appiglio impervio che cede al peso del fiore che lo abita.

Che anche a pensare che sono solo parole ci si sorprende a scovarne un'anima, una riprovevole autoreferenzialità onomatopeica.
E onusto si riflette nello specchio dei suoi stessi peccati, oscura, gravosa, pesante.

Trascina il fardello della propria asfissiante coerenza e rimane lì, inusata.
Come spada nella roccia che nessuno ha la forza di sollevare.

A guisa delle cose belle che per pletorico zelo annegano negli abissi dell'oblio.

11.10.12

Per quel che mi riguarda



La realtà è che questo non è un posto di quelli lì, quei luoghi raccolti dove si esprime la quotidianità nella sua infinitesimale meraviglia.
Ruvide pagine dense di vita, situazioni inespresse che gocciolano sugli schermi come piogge primaverili.

Me ne accorgo ogni volta che dico questo no, quando la punta delle dita freme su un pensiero che s'infrange sul vetro di un'errata destinazione, nel ticchettio costante del backspace che involve ogni estasi creativa, metronomo che erode il tremore di un'esecuzione incerta, posticcia, inadeguata.

Passavo di qui e ho scritto, ma non è questo il luogo.
Non per quel che mi riguarda.

Pensavo l'altro giorno di dire una cosa a una mia amica, dirla da qui intendo, abbandonare parole come briciole per recuperare il sentiero che mi riconduca all'idea che ho di me.
Era addirittura un bel testo, partivo dl fatto che questi anni sono stati talmente intrisi del concetto di noi, declinandolo in ogni sua forma dall'ipotetica alla pragmatica dall'irreale all'anelata, da soffocare in un'incolpevole assenza il modello di esseri individuali, il te (le davo del tu in quelle righe).
In modo tra l'altro così inconsapevole da ritrovarsi appeso all'incertezza nel momento in cui dovevo farle un regalo.
Non sapevo se avesse letto Murakami, quale mancanza potevo inventarmi, che parte di unicità nascondere in quel regalo.

Non l'ho scritto poi, né qui né altrove.
Perché so buttar giù due parole su quanto sia illuminante l'ornitorinco, se me lo chiedete, posso anche ragionare su quanto naturale sia tutto ciò che cercano di farci credere innaturale, se qualcuno ha piacere vi dico quanto crudele può essere quando il peccato si sostituisce al diritto, e se volete posso spiegarvi la differenza tra bufalo e locomotiva. Ma il resto. Ecco il resto è proprio ciò che è, resto.

Rimanenza spietata, ritagli che identificano la sagoma, scarti forse.

Che poi, basta chiedere. Mi ammalo spesso di verità.

Niente, tutto qui.
Perché per parlare di quel che mi riguarda devo raccontarmi che non parlerò di quel che mi riguarda.
Sono fatto più o meno così, come un asintoto che tende a me stesso.

Ecco, lo sapete tutti come finiscono gli asintoti.

E per quel che mi riguarda ho un pensiero su come dovrebbero finire.

Ma questo già mi riguarda troppo per scriverlo qui
.

Cechi


C'è chi ha raggomitolato i sogni nel caldo buono di un addio,
c'è chi ha atteso, e atteso e ora ha capito
c'è chi ha coccolato un momento che tardava ad arrivare, ma che c'è stato.
C'è chi ha pianto un'emozione inaspettata
c'è chi si è guardato negli occhi per più di sei secondi,
c'è chi si è nascosto,
c'è chi non poteva,
c'è chi meglio di no,
c'è chi ha barattato quel che è con ciò che lo fa star bene,
c'è chi non ha saputo dirle quel che provava,
c'è chi è seduto sul divano di fronte alla tv e potrebbe essere solo lì,
c'è chi non c'è e
c'è chi non c'è più.
C'è chi ci sarà sempre,
c'è chi non c'è mai stato
c'è chi ha ingannato tutti tranne sé stesso e
c'è chi ha fatto il contrario.
C'è chi fa sempre il contrario,
c'è chi  ama,
c'è chi ha sbagliato ad amare,
c'è chi è inciampato sulla propria felicità e no, non si è fatto male,
c'è chi ha aggrovigliato i pensieri tra le siepi spinose dei suoi occhi autunnali,
c'è chi non c'ha creduto,
c'è chi non è restato,
c'è chi ha preteso, chi ha sorriso, chi si è arreso.
C'è chi ha stretto attorno al cuore un laccio nero d'insoddisfazione,
c'è chi ha insistito invano,
c'è chi ha creduto e ha vinto, c'è chi non si è deciso,
c'è chi è insicuro e chi è arrivato a un certo punto.
C'è chi, e non era certo che ci fosse, ha trovato quel che voleva,
c'è chi ancora è appeso al migliore dei mali,
c'è chi ti fa chiedere come fa,
c'è chi non ha rispetto, c'è chi non ha pietà,
c'è chi è scavato dal desiderio,
c'è chi si accende di novembre,
c'è chi scrive, chi disegna, c'è chi ha un fuoco dentro

e c'è chi non capisce un cazzo.

9.10.12

Facecook l'angolo cottura del mercoledì (quasi di mercoledì)



Mi ricordo un antico proverbio latino che dice una cosa molto saggia.
Non avendo fatto latino a scuola (e non sapendo nemmeno dove sia la Latinia, non so manco se sia in Europa!) ve lo riporto in italiano: "Ubriachi, bambini e leggings non mentono mai" (in latino era tipo "ebrius, filios et diu interulus, mendax numquam" ma non sapendolo pensavo fosse 'na roba tipo segno della croce.

In verità si dice che anche il buon sangue non mente, ma d'altronde dato che il vino fa buon sangue credo che si ricada nel primo caso, quello degli ubriachi. C'è poi il dottor House che dice che tutti mentono, cosa che sembrerebbe andare in contrasto con quanto detto fino a ora ma vi ricordo che la teoria del tutto si ripiega puntualmente in sé stessa di fronte all'inespressa soluzione del perché la gallina vuole attraversare la strada.

E proprio pensando a questo ho iniziato a cucinare le cosce di pollo alla birra e miele.

Dunque, soffriggete delle listarelle di peperone verde, un paio di patate affettate sottilissime, 200 gr di seitan tagliato a dadini e 300 gr di funghi shiitake.


Shiitake in giapponese significa "fungo che germoglia in mezzo al bambù", ma in inglese she take vuol dire "lei prende". Poi dicono che la lingua non è importante: mi permetto di dire che la lingua in certe occasioni è importante.

Niente, continuo a guardare 'sto fungo con un'estatica ipnosi da incidente stradale.

Aggiungete man mano dell'acqua e lasciate cuocere per almeno una quindicina di minuti.
Quando vedete i peperoni cotti allora sfumate con della salsa di soia.

(come vedere se i peperoni sono cotti? beh, c'è un metodo che ho imparato da un vecchio eremita che vive in una casupola dipinta di giallo sulla cima di una sequoia gigante).

Ora mi direte, ma il pollo?
Eh, attraversatela voi la strada che 'sta minchia di bestia è sempre dalla parte opposta a quella in cui siete voi e mica serve mettersi a fare micio mico mmmch mmmch mcmcmcmcmc.

Mmmmmmch mmmmch mcmcmcmcmcmcmcmcmcc.

Allora, dirigetevi verso l'altro lato della strada e scosciate tre galline.

Come emblema delle scosciate vi pubblico una scosciatissima Tata Lucia (che poi, ma è vero che Tata è il cognome?)

Fate rosolare per cinque minuti le sei cosce in una padella con dello scalogno tritato, pepe e sale.
Come dite, le cosce non sono sei? Abitate nei pressi di Chernobyl? Di Arcore? Conoscete un tal Chichibio? Non trovate più lo schnauzer?

Vabbé, passati i cinque minuti adagiate le cosce in una teglia e annaffiatele con 20 cl di birra e tre cucchiai di miele d'acacia.
Il fatto che sia d'acacia è importantissimo, infatti è l'unico miele che avevo in casa e altrimenti non avrei potuto infornare a 180 °C per mezz'ora per poi girarle, cospargerle nuovamente di birra e regalare loro un'ulteriore accaldata mezz'oretta di cottura. Driiiiiiin.

C'erano degli ospiti, ma per tutelare la loro privacy non ne riveleremo l'identità.

Birra, cosce, miele: cos'è? un chierichetto?

Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade negre all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters testadangelo bramare l’antico spaccio paradisiaco che connette alla dinamo stellare nel meccanismo della notte. E il seitan non era male. Maracuya.
Rosita, perché hai attraversato? Zitto deficiente! Non dovevi dire il nome che siamo in incognito...




A dire il vero io non volevo nemmeno attraversarla quella cazzo di strada. Ma camminando mi si era sfilato il vibratore. No, non sono una gallina, sono un pollo. Ma che c'entra. Era solo curiosità. Prima volta giuro! Ma siamo sicuri che non mi si vede in faccia vero?