9.1.13

La massa è finita


Mi c'ero già dilungato in un'altra occasione, quindi non ci ritornerò.
Ho poche righe e troppa confusione da troppi anni per trovare le parole giuste.
Sarà che 'sto posto è il cassetto dei calzini spaiati, il contenitore che scuoti con l'illusione che il rumore convulso dello sbattacchiare di parole ricrei una storia, magari solo un senso.

Nascosto dietro alla maschera velleitaria di un nome inventato ho abbandonato lungo la strada frammenti d'anima, risate accennate, stupiderie, sconcezze. Mi sono quasi innamorato e ho quasi svelato me stesso. Ho quasi amato.
Viviamo nel quasi, qui, in questo quando semisincero. Non annegando mai davvero, nemmeno da naufraghi, nemmeno senza saper nuotare. Perché c'è quel limbo, l'istante tra l'ultima battuta e l'invio, un tempo dilatato all'infinito in cui ripercorrere ciò che siamo. Plasmarci, adeguarci, confonderci. Quasi noi.

E il quasi ci rende indistinguibili. Il quasi io non è unico come me. L'altro me, quello senza il nick.
Vabbé, ma se è Mauro da entrambe le parti? Beh, sì, li ho avvicinati, sovrapposti, nell'illusione che divenisse imprecisabile la loro differenza. Ma serve solo a farsi dire che quando scrivi sei diverso.

Byroncoso eccetera eccetera.
 Qui è notte ancora, forse mattino presto. Si possono ancora scrivere queste cose.

Quando qualcosa finisce qui finisce quasi.
Sai che c'è chi ha solo necessità di imbozzolarsi e rinascere sotto nuova forma, cambiare la pelle come i serpenti, autobattezzarsi immergendosi nel liquido amniotico del silenzio.
Ma poi vedi che ritorna, si chiamerà di nuovo strano, che so, LettriceErmetica, PensieroDecadente, PartoPodalico. E avrà gli occhiali.

E c'è chi invece no, chi travalica. Chi è sé ed è se. Chi se chiedesse. Chi siede e dà sé.
C'è chi non è più sé a discapito dei se. E non ci si può far nulla. Se non rabberciarsi le ferite con lo spago da aquiloni e decidere.
Le decisioni qui sono cose che esistono più o meno. Sono quasi decisioni.

E niente. Davvero, niente.
Pare una bella parola vista da qui.

Era tanto assetata d'amore!
Era tanto affamata di vita!

14 commenti:

  1. Io altrove ne usavo tantissimi di nick, ma avevo l'abitudine al cambio di palesarmi sempre. E per me rappresentavano solo diversi modi di esprimere me stessa.
    C'entra questo? Boh :)

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  2. basta la maschera per trasformarsi in qualcos'altro anche se quasi simile a se stesso.

    bisognerebbe capire che è solo un mezzo di comunicazione.

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  3. Essere quasi noi stessi lo trovo comunque preferibile all'essere altro da noi stessi...almeno diminuisce il peso della maschera che si sceglie (se e quando è una scelta) di portare.

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    1. fai presto te a parlare che sei Giuseppe ^__^

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    2. Mi hai smascherato anche stavolta ^__^

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    3. Oppure Bartolomeo Giuseppozzi da Pinerolo

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  4. Ricordo che quel tuo post mi piacque così tanto che lo linkai nel mio blog...
    Che siano sparizioni o pause non importa se quando eravamo lì, c'eravamo davvero.

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    1. beh, il post ricordo che l'avevo copiato da un sito estone che ho tradotto con google.
      (che poi in Estonia sia pieno di figa è solo una casualità)

      Comunque sì, noi c'eravamo. Quasi.

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    2. Se permette caro Mauro, io (quando ci sono) ci sono senza quasi.
      Poi lei dissemini pure i suoi quasi anche in giardino e veda cosa cresce.

      Mapperò queste estoni, intelligenti e fighe, chi l'avrebbe mai detto.

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    3. ma tu sei bipolare, ci sei anche quando non ci sei e non ci sei quando ci sei...

      e di quasi ne ho pieni vasi. Rasi.

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...