16.5.14

Orfani 8 - Shakespeare in war


Negli scorsi mesi mi è capitato in diverse occasioni di parlare di Orfani.
Ovviamente mai in maniera troppo seria, e forse tralasciando un po' un giudizio specifico sul fumetto in sé (ma essenzialmente perché sospeso) per dedicarmi quasi con ossessione agli aspetti più sociologici, agli effetti del fumetto come fenomeno di costume, alle dispute, i flame sui social, le critiche, le crociate a difesa, e quel transfert che a un certo punto ci trasforma tutti in sceneggiatori (allenatori, arbitri, politici, esperti di manovre nautiche con navi da crociera, ...)

E tutti a dire, tutti a ipotizzare, a dimostrare che così non va, che quello è un buco, che di sicuro adesso succederà che e io sono convinto che non è così ma. Perché la storia, per com'era costruita, si prestava. Era lasca, lasciava spazio a molteplici rigagnoli, direzioni, percorsi, e il gioco di ognuno (che è quello di sempre) era quello di dimostrarsi brillante, o scafato, o annoiato, o più bravo. Come quando incontri un comico e inizi a fargli le battute per mostrare che anche tu ne sei capace.

Cioè, invece del finale aperto in Orfani c'era l'inizio aperto, e discettare su quel che sarebbe dovuto succedere ("sarebbe dovuto", non "sarebbe potuto") era un modo abbastanza divertente di non fare altro di produttivo. Alla fine si sapeva già il finale (ATTENZIONE SPOILER) e ancora si continuava a discutere della sfumatura di arancione degli alieni e perché nel fronte dell'onda d'urto della radiazione di Čerenkov all'impatto col raggio tachionico non si percepisse la luce spostata per effetto Doppler, o se l'improvvisa accelerazione non avesse comportato uno spostamento temporale lungo la stringa contravvenendo il principio di autoconsistenza di Novikov, o se tutto fosse solo un gedankenexperiment.

Insomma, a mio avviso una delle debolezze di Orfani era che lasciava troppo spazio all'immaginazione (che magari per qualcuno è un pregio eh...), tanti elementi disposti sul tavolo e troppe combinazioni per il loro utilizzo.
Però, come avete potuto notare, in tutte le mie precedenti argomentazioni ho utilizzato l'imperfetto. Era.

Perché adesso Orfani è diventato un'altra cosa.
Quella famigerata apertura di spinnaker che mi auguravo qui si è finalmente completata.

Scopriamo con questo numero infatti che tutto quel che abbiamo visto precedentemente era solo la crisalide da cui doveva nascere altro. E per mesi ci siamo appassionati a osservare quel bozzolo crescere, indicando col dito a ogni rigonfiamento, interpretando ogni movimento, dicendoci che quelle pieghe lì dietro sono sicuro ali e volerà, oppure che si vede benissimo che ha sei zampe, che il muso pare quello di una mantide, che dalle misure sarà di sicuro un insetto carnivoro... insomma, siamo diventati tutti entomologi.

E ora quell'involucro si è aperto e nessuno sa che cazzo di animale sia. Non si sa se volerà, se scaverà, se staccherà teste dopo aver scopato.
Così, da una storia in cui ognuno si sentiva in dovere di dire la propria si è arrivati al punto in cui non ci sono più appigli per costruire ipotesi. In cui si può solo aspettare, chiedersi e adesso cosa succederà? Senza però avere più nessun aiuto dagli oggetti sul tavolo. Perché tutto, alla fine, si è rivelato solo un pretesto, una scenografia di cartone e compensato dipinto, necessaria solo per far recitare i personaggi.
E di personaggi infatti è denso questo numero, di personalità, caratteri, sfaccettature, umori. Recitano.
Ognuno con un'intensità struggente e credibile, ognuno nel suo ruolo o in quello che per ora ci han portato a credere sia il suo ruolo.Uomini e donne con le loro ossessioni, i trascorsi, i traumi. Perché di uomini e donne parla Orfani e ora si capisce finalmente.

A volte bastano solo i tratti spigolosi di un Gianfelice in stato di grazia, a volte l'alternanza dei colori e un cambio repentino dello sfondo, altre volte solo una parola, o un silenzio, pochi elementi che (sulla scorta di tutto quel che abbiamo appreso nella fase "crisalide") chiudono solidamente il cerchio sul carattere dei protagonisti, ci trasportano dal bozzetto al disegno definitivo, e improvvisamente tutti diventano conosciuti, delineati, empatici.

E lungo la linea che fa da spartiacque tra Soldato perfetto e Guerriero nato, tra Boyscout e Pistolero, Jonas e Ringo, quello che davvero fa da padrona in questo episodio è l'insanità, la follia generale, la manifesta problematicità psicotica non di un personaggio specifico (come di solito si usa) ma di tutti. È qualcuno volò sul nido del cuculo con molti più fucili e con ragazzini armati che massacrano senza battere ciglio folle di poveracci affamati.

E tra vendette, tradimenti, scelte, obblighi, drammi, la storia adesso va. E non sappiamo dove.

Ecco, il giudizio era sospeso. Ora posso dire che questo numero mi ha piacevolmento conquistato.




1 commento:

  1. Orfani sta calando gli assi nella manica di una partita diversa da quella che si stava pensando di giocare all'inizio...ottimo. E ottima è pure la recensione.

    RispondiElimina

È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...