9.7.14

Di vita, morte e altri fastidiosi contrattempi



"Il principio di conservazione dell'individuo (ovvero la paura della morte) non può essere dedotto da sensazioni di piacere e dispiacere, bensì esso è qualcosa che dirige, è una valutazione, che si trova già alla base di tutte le sensazioni di piacere e dispiacere. Solo quelle attività intellettuali che conservavano l'organismo hanno potuto conservarsi; e nella lotta degli organismi queste attività intellettuali si sono continuamente irrobustite e raffinate" (F.Nietzsche - Frammenti postumi 1884 - Adelphi)

Iniziare con una citazione erudita fa sempre figo, stavolta però la cosa è funzionale al contenuto di questo post, che nello specifico non è proprio un post AMEN (Animali Meravigliosi Estinti Nefastamente) ma asintoticamente vi si avvicina e, per un sorprendente ossimoro logico, in questo caso estintore ed estinguendo si configurano nella stessa entità.

Ora, parlare oggi nel 2014 di questo sorprendente animale significa in qualche modo minare alla base tutti i costrutti che negli ultimi secoli sono stati applicati a quello straordinario concetto di natura che, partendo dalla prosecuzione della specie di Darwin fino ad arrivare al principio di conservazione dell'individuo di Dawkins, passando per l'epistemiologia evoluzionistica, ha trasformato la visione comune del mondo che ci circonda.

Il Cleo Karenino è un piccolo roditore che popola le foreste di mangrovie delle isole Comore, a nord del Madagascar. Ha le dimensioni di un topo domestico e un manto striato dal colore fulvo. Di fatto è un esserino abbastanza inutile all'interno del suo ecosistema. Non ha predatori naturali, è erbivoro, non vive in simbiosi con nessun'altra specie: la sua scomparsa non avrebbe nessun peso nell'economia generale della natura.


Esiste però una sua caratteristica, l'unica forse degna di nota, che lo rende uno degli animali più incredibili del mondo: il Cleo Karenino non vuole vivere. Non ha l'istinto di riprodursi, non ha l'istinto di sopravvivenza, di conservazione, di prosecuzione della specie.
Cioè, se dovessimo basarci soltanto sui suoi comportamenti il Cleo Karenino non dovrebbe esistere!

E no, non è la solita diceria tipo quella dei lemming che si suicidano (no, i lemming non si suicidano: 'sta cosa se l'è inventata la Disney e per girarci sopra un bel documentario hanno iniziato a gettare a manina le bestiole nel fiume... cercatelo nell'internet), e non è nemmeno una di quelle robe tipo zombie come il parassita della toxoplasmosi (il toxoplasma gondii quando infetta un topo gli viene una di quelle voglie di gatto che non può proprio farne a meno, e allora cosa fa? s'impossessa del cervello del ratto e gli fa fare cose strane tipo non avere paura e essere attratto dall'urina di gatto, così, tanto per farsi mangiare)

Ecco no, il Cleo va proprio in depressione che pare che abbia letto un libro di Pavese. Se ne sta lì, svogliato, tutto il giorno a fissare un punto all'orizzonte, una radice di mangrovia, e mangia. Perché il Cleo quando è depresso mangia. Poi in un istante gli viene lo schizzo, viene a tutti intorno al terzo mese di vita: cerca di suicidarsi. Gli studiosi dicono che è colpa di una pianta che mangia, che contiene la Cobaina e quando viene sintetizzata prende i centri nervosi. 

La realtà è che nelle isole Comore non succede mai un cazzo, e ci si annoia, e non ci sono predatori naturali, e si mangia sempre la solita pianta di merda. Insomma, ai Cleo capita spesso di guardarsi riflessi nello specchio di qualche fiume e sentire lo spleen.

Ma quindi, se l'istinto al suicidio è così forte, se il Cleo non è programmato per sopravvivere, com'è possibile che non si sia ancora estinto?
Molto semplice, l'istinto porterebbe il roditore a impiccarsi con le liane che pendono dall'intrico dei rami di mangrovie. Un Cleo di tre mesi cerca di impiccarsi anche 40-50 volte al giorno. Solo che l'anatomia di questo sfortunato animaletto non è delle più indicate, infatti il Cleo non ha collo e ogni volta che tenta l'impiccagione scivola mestamente giù fino a rotolare sui morbidi prati delle Comore. La pioggia di Cleo Karenini è una degli spettacoli a cui assistono milioni di turisti ogni anno.

Spesso rotolando capita anche che due Cleo copulino accidentalmente mettendo al mondo altre progenie che seguiranno i genitori nel loro mesto rituale di cappi inefficienti. 
E la vita continua. Anche per chi non la vuole.

C'è chi legge nella triste storia del Cleo una metafora della vita, chi invece pensa che alle isole Comore ci si rompa davvero il cazzo, noi crediamo solo che se non hai il collo forse è meglio che lasci perdere le liane. E spero che questo sia di insegnamento per tutti.

2 commenti:

  1. Forse potrebbe provarci col gas, anche se in effetti 1) non si vede quale necessità possa avere un qualunque roditore di allacciarsi alla rete di distribuzione e comunque 2) da depresso aspirante suicida qual è, il povero Cleo col cazzo che poi si ricorda di pagare la bolletta (sempre che non sia un abusivo o non disponga di un pratico fornello da campo, articolo che però presso la comunità roditoria non sembra ancora oggi andare fortissimo)...

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  2. non mi sembrava il caso di gasarsi...

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È l'ultima cosa che potrete dire in questo posto. Pensateci bene prima di scrivere le solite cazzate...